Antichi oboe dal mondo egizio
Il Museo Egizio possiede undici oboe. Si tratta della più grande collezione al di fuori del Cairo di uno strumento musicale che ha goduto di grande prestigio tra il Nuovo Regno e l'epoca tolemaica. In questa conferenza verranno condivisi i risultati di varie indagini in corso, esplorando quattro domande:
- Che suono aveva la musica dell'antico Egitto?
- Cosa ci dicono le pipe sopravvissute (circa un quarto delle quali si trovano a Torino) sul mondo culturale dei loro suonatori?
- È possibile risolvere il mistero del perché la pipa tenuta in una mano ha tre fori, mentre quella tenuta nell'altra mano ne ha quattro?
- Cosa ci dice il confronto con le doppie pipe trovate nelle tombe mesopotamiche e greche sul ruolo di questi strumenti egiziani nella più ampia storia della musica?
Vi aspettiamo martedì 8 luglio alle 18:30, Sala conferenze del Museo Egizio.
Martedì 8 luglio alle 18:30, Sala conferenze del Museo Egizio.
Ingresso libero, prenotazione obbligatoria su Eventbrite, a questo LINK
Barnaby Brown suona ricostruzioni di strumenti a fiato basati su originali dell’Età della Pietra, della civiltà sumera, egizia, greca, romana e della tarda antichità. Canta inoltre e interpreta il repertorio classico della cornamusa scozzese, guidando anche il revival del suo predecessore medievale: il triplepipe. La sua passione per dare una voce contemporanea agli strumenti più antichi lo ha portato a realizzare quattro progetti discografici con Delphian Records: In Praise of Saint Columba: the sound world of the Celtic Church (2014), Spellweaving: ancient music from the Highlands of Scotland (2016), Set upon the Rood: new music for choir & ancient instruments (2017), e Apollo & Dionysus: sounds from Classical Antiquity (2018). Tra le opere scritte per lui si ricordano Noli Pater di Sir James MacMillan (2015) e Il sogno di Marsia di Dario Marianelli (2022). Nel 2023 ha co-fondato, insieme a Stef Conner e Marco Sciascia, Lotos Lab, un laboratorio che sviluppa strumenti musicali e attività ludico-didattiche per rafforzare il senso di appartenenza tra luoghi e tempi diversi.
Marco Sciascia studia i più antichi strumenti musicali conservati nei musei dal 2005. Per l’European Music Archeology Project ha ricostruito i flauti d’argento di Ur (2450 a.C.), l’aulos di Poseidonia (480 a.C.) e le tibiae romane a partire da originali provenienti da Pompei. I suoi strumenti sono diventati noti attraverso i concerti, le registrazioni e i laboratori legati alla mostra itinerante ARCHÆOMUSICA (2013–2018) e sono oggi suonati da musicisti professionisti e studenti in tutto il mondo. Il suo kit di lira trans-storica sta entrando nelle università e nelle scuole primarie, dando nuova vita alla letteratura delle civiltà antiche. Tra le sue pubblicazioni scientifiche si segnala “Doublepipe reeds: Phragmites, straw, and data-logging for distributed reed research” nel Journal of Music Archaeology 2 (2024). Attualmente collabora con l’Accademia Austriaca delle Scienze per realizzare ricostruzioni suonabili di auloi meccanici rinvenuti a Meroë, in Sudan, nel sito funerario della regina Amanishakheto (10 a.C.).