La storia del Museo

La nascita e il cammino del più antico Museo Egizio al mondo.

Scopri l’evoluzione del Museo

Il Museo Egizio è il più antico museo del mondo dedicato interamente alla cultura egizia. Scoprite le tappe fondamentali della sua formazione, dalla nascita della collezione fino ai giorni nostri.
1630
1759
1824
1905
1935
1970

La storia del palazzo di via Accademia delle Scienze

La nascita dell'edificio

A partire dalla sua fondazione (1824), il Museo Egizio ha avuto sede nel palazzo denominato “Collegio dei Nobili”, costruito su disegno di Michelangelo Garove dal 1679, in cui furono esposte le prime antichità, della collezione Drovetti, acquistate dal re Carlo Felice. L’edificio, grazie ad interventi di Giuseppe Maria Talucchi e Alessandro Mazzucchetti, fu ampliato e adeguato alla nuova destinazione d’uso nella seconda metà dell’800. Già nel 1832, comunque, il Museo aprì al pubblico.

Il Regio Museo di Antichità ed Egizio e l'Accademia delle Scienze

Oltre alle antichità egiziane, erano presenti anche reperti romani, preromani e preistorici, insieme ad una sezione di storia naturale. L’edificio era (ed è tuttora) condiviso con l’Accademia delle Scienze. Dopo un’iniziale sistemazione nella parte opposta dell’edificio, la Galleria dei Re, o Statuario, fu spostata nelle sale attuali. Nel corso dell’ ‘800, inoltre, il Regio Museo di Antichità ed Egizio acquisì anche alcune collezioni minori da privati o tramite scambi con altri musei.

Gli scavi di Schiaparelli e Farina

Tra il 1903 e il 1937 gli scavi archeologici condotti in Egitto da Ernesto Schiaparelli e poi da Giulio Farina portarono a Torino circa 30.000 reperti. Il Museo ebbe una prima risistemazione delle sale nel 1908 e una seconda, più importante, nel 1924, con la visita ufficiale del Re. A tal proposito, per sopperire alla mancanza di spazio, Schiaparelli ristrutturò la nuova ala del Museo (chiamata poi “ala Schiaparelli”), nella quale espose reperti provenienti da Assiut e Gebelein.

Il tempio di Ellesiya

Ulteriori ristrutturazioni e adattamenti avvennero negli anni ‘30 (con l'installazione della Pinacoteca) e alla fine degli anni ‘80, (con la nuova sistemazione dell’Ala Schiaparelli). Particolarmente importante fu l’opera di ricomposizione del tempietto rupestre di Ellesiya donato dal Governo Egiziano in riconoscimento dell’aiuto italiano nel salvataggio dei templi nubiani minacciati dalle acque della diga di Assuan. Per il trasferimento a Torino la struttura fu tagliata in 66 blocchi e poi inaugurata il 4 settembre 1970.

Il Museo dagli anni '80

A partire dagli anni ’80, anche a seguito di un incremento di visitatori, si è reso necessario programmare un nuovo percorso di visita che ha determinato nuovi spazi espositivi. In particolare, il recupero e la sottomurazione dell’Ala Schiaparelli hanno reso fruibili ampie sale sotterranee dedicate alle attività archeologiche ad Assiut, Qau el-Kebir e Gebelein. Al piano terreno, è stata recuperata un’ampia sala destinata a accogliere le antichità dell’Età Predinastica e dell’Antico Regno.

I Giochi Olimpici Invernali

In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino nel 2006, lo statuario è stato riallestito dallo scenografo Dante Ferretti.

Il nuovo allestimento

L’ultimo intervento ha radicalmente rifunzionalizzato gli spazi, l’intero percorso museale (articolato su cinque piani espositivi) e le dotazioni impiantistiche, in vista della grande riapertura del 2015.

La storia della Biblioteca Silvio Curto

Le origini

Il primo nucleo della Biblioteca nasce insieme con il Museo Egizio nel 1824. Tra le prime acquisizioni figurano opere di grande pregio quali: la Description de l'Égypte; i Monumenti dell’Egitto e della Nubia, di Ippolito Rosellini; i Denkmäler aus Ägypten und Aethiopen, di Richard Lepsius.
Fino agli anni ’50 del 1900 le aggiunte al catalogo sono sporadiche.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale

È solo con il rientro delle collezioni in sede, dopo lo sfollamento a seguito del secondo conflitto mondiale, che ci si rende conto della necessità di una sistematica politica di acquisizioni per adeguare la Biblioteca al progresso che la disciplina egittologica aveva avuto in quegli anni.
I fondi a disposizione in quel periodo non permettono però l’ampliamento necessario e l’incremento si basa soprattutto sulle donazioni di pubblicazioni da parte di studiosi in visita al Museo.

I doni e l'acquisto sul mercato antiquario

Tra i volumi donati in questi anni si annoverano i primi 33 volumi della rivista Journal of Egyptian Archaeology offerte da Sir Alan Gardiner e tutti quelli della Chronique d’Égypte offerti dalla Fondation Égyptologique Reine Elisabeth, per intercessione di Arpag Mekhitarian.
Un’altra via percorsa per aumentare il patrimonio librario della biblioteca è l'acquisto di testi sul mercato antiquario, dove era possibile trovare a prezzi contenuti volumi provenienti da biblioteche chiuse o disperse dopo il conflitto mondiale.

Il salvataggio dei Templi Nubiani

A partire dal 1964, in seguito alla partecipazione del Museo Egizio alla campagna per il salvataggio dei templi nubiani, ci sarà l’aumento dei fondi destinati dal Ministero della Pubblica Istruzione all’acquisto di libri.
Ciò permetterà l’avvio di acquisizioni sistematiche delle principali serie e dei più importanti periodici di settore, grazie a questo la Biblioteca diventerà nel corso del tempo un punto di riferimento per gli studiosi di tutto il mondo.

Gli anni '60 e '70

Nel 1968 Giuseppe Botti, egittologo e demotista, lascia in eredità al Museo la sua ricca e preziosa Biblioteca.
Nel 1977 e 1978 donano le proprie Biblioteche personali anche Celeste Rinaldi e Vito Maragioglio.

La Biblioteca oggi

Negli anni Duemila, la Biblioteca ha un’ulteriore battuta d’arresto nelle acquisizioni, ma negli ultimi anni gli acquisti e i doni hanno visto un incremento notevole.

La manutenzione

Le sale e gli impianti

Attualmente, il Museo conserva una collezione di circa 40.000 reperti; di cui 3.300 oggetti sono esposti nelle sale museali e circa 12.000 nelle Gallerie della Cultura Materiale. I reperti sono dislocati in uno spazio visitabile di 12.000 mq, disposti su 4 piani. Le sale sono ora dotate di un sofisticato impianto di controllo igrotermico. Questo sistema, alimentato dal combinato geotermia-bruciatori, si avvale di tre pompe di calore che distribuiscono i fluidi a 14 unità di trattamento aria, ventilconvettori e pannelli radianti, tutti interconnessi tra loro e gestiti in remoto da un programma di controllo, a sua volta supportato dal feedback di sensori dislocati in sala.

Tecnologia e riduzione delle emissioni

L’utilizzo sinergico di tali dispositivi permette la calibrazione capillare continuativa dei parametri temperatura-umidità necessari alla conservazione ottimale dei reperti ed al raggiungimento del comfort ambientale per i visitatori. Lo studio delle migliori tarature d’impianto, inoltre, permette di contenere i consumi e di ridurre le emissioni ambientali.

Sicurezza 24/7

Il Museo dispone inoltre di diversi sistemi di monitoraggio integrativi, finalizzati al controllo dei flussi di pubblico, dell’accessibilità ed alla sorveglianza 24/7, per garantire il massimo grado di sicurezza possibile e gestire eventuali criticità o sovraccarichi.